L’AQUILA –Il recupero del patrimonio culturale del territorio danneggiato dal sisma del 2009 è al centro della visita odierna all’Aquila del Ministro per la Coesione Territoriale, Fabrizio Barca, e del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Lorenzo Ornaghi.
Accompagnati dal direttore Regionale per i Beni Culturali, Fabrizio Magani, i ministri, dopo aver visitato alcuni dei cantieri di restauro già attivi o in attivazione in città, (Teatro San Filippo, Palazzetto dei Nobili, Palazzo Ardinghelli, Teatro Comunale, Forte Spagnolo), insieme ad Aldo Mancurti (Capo Dipartimento per lo sviluppo delle economie territoriali) e alla presenza dei rappresentanti delle Amministrazioni locali, illustrano il piano pluriennale di interventi di restauro dei beni culturali in tutto il cratere.
Con la presentazione del programma predisposto dalla Direzione Regionale BCP d’Abruzzo, che si sviluppa nell’arco temporale 2013 / 2021 –, riguardando quasi 500 monumenti, per una cifra complessiva di € 525.155.000,00, si perfeziona l’iter per ricondurre alla gestione “ordinaria” le attività di ricostruzione post-sisma.
La recente decisione di governo, ha infatti accresciuto il ruolo dei soggetti istituzionali impegnati nel processo di ricostruzione, chiudendo definitivamente la fase emergenziale, ed ha posto in primo piano la necessità di valutare priorità e bisogni del restauro del patrimonio culturale danneggiato.
La Direzione Regionale ha portato avanti le procedure tecnico-amministrative di molti cantieri già programmati, completando i procedimenti di valutazione e autorizzazione delle opere, e sono già in atto i lavori di recupero di importanti monumenti all’Aquila e nei dintorni (per i principali si rimanda al documento “i cantieri della ricostruzione”), molti dei quali sostenuti da donazioni o dalle adozioni di governi stranieri (vd. documento “adozioni monumenti”).
Parallelamente, si è provveduto, in sinergia con le altre istituzioni coinvolte nella ricostruzione, a definire una concreta strategia dei lavori e delle risorse necessarie, e a una mappatura del patrimonio da recuperare nei territori interessati al restauro dei beni culturali; è stato così definito un dettagliato programma pluriennale d’interventi, che ripartisce i finanziamenti necessari – stimati ai prezzi attuali – in tre trienni, sulla base della capacità progettuale e di spesa, e che è stato condiviso con gli attori pubblici proprietari di beni culturali (in particolari le diocesi interessate al recupero di edifici ecclesiastici).