L’AQUILA-Mai la vigilia di un’inaugurazione fu più controversa come quella del nuovo auditorium. Prima gli inviti ai politici e agli aquilani ‘che contano’, poi l’intervento del Quirinale, quindi la retromarcia dell’amministrazione che cassa la lista originaria degli invitati e chiama i parenti delle vittime del terremoto, infine la reazione violenta di Vincenzo Vittorini medico e consigliere comunale che nel terremoto del 2009 ha perso la figlia e la moglie. Una ribellione vigorosa, una denuncia chiara, un’accusa forte all’amministrazione: “Vi siete scordati di chi è morto quella notte e oggi volete usarci come fatto mediatico. Non siete migliori di Bertolaso che fece la stessa cosa una settimana prima del sisma per far tacere chi aveva paura”. Certo, al Comune non avevano messo nei conti i malumori diffusi e queste reazioni fuori controllo. E così, fin dall’inizio, ci si è comportati con molto provincialismo. Prima col nome di Renzo Piano “il grande architetto che ci fa l’auditorium”, poi con la presenza del Capo dello Stato: “viene Napolitano, dunque è giusto quel che s’è fatto e facciamo”. Senza contare le iperboli improbabili come il paragone col ‘The Shard’ di Londra, in cui, più che il sindaco rimasto stranamente defilato, s’è distinto qualche assessore. Provincialismo, appunto, e mancanza di stile che non fa fare all’Aquila una bella figura. Poi le accuse di Vittorini. “Avete fatto quel cubo orrendo in sette mesi appena, ma in 42 mesi da quella tragica notte, non siete stati capaci di adoperarvi per un segno tangibile, concreto in ricordo di quelle vittime”. Già la memoria. Solo alla fine, su indicazione, sembra, del Presidente della Repubblica, al Comune hanno pensato alla memoria, suscitando la reazione opposta a quella che si aspettavano. “Noi, i parenti delle vittime-ha detto Vittorini- non ci stiamo a fare gli animali da circo per contribuire all’effetto mediatico di un evento che non accettiamo”. Non c’è nient’altro da aggiungere.