L’AQUILA – L’avvenuta soppressione dell’Aptr (azienda promozione turistica regionale) ripropone con forza – come ha giustamente notato il sindaco Massimo Cialente – la “battaglia politica-legale” fra la Regione-Aptr ed il comune aquilano per l’acquisizione da parte della città delle opere pittoriche ed artistiche, oltreché degli arredi in stile, già di proprietà dell’ente provinciale per il turismo e dell’azienda di soggiorno e turismo dell’Aquila.
All’Aptr, all’atto della sua istituzione nel 1997, venne attribuito un cospicuo patrimonio costituito in prevalenza dagli immobili, con gli arredi esistenti, degli enti per i turismo provinciali e comunali dell’Abruzzo, le cui attività ebbero principio tra il 1932 ed il 1934.
Per quanto riguarda L’Aquila, all’Aptr pervennero oltre agli immobili anche le opere pittoriche di vari artisti del Novecento immagazzinate nei locali dell’ex azienda di soggiorno e turismo di via XX Settembre, semidistrutta dal terremoto del 2009, come è accaduto alla sede provinciale di Santa Maria Paganica-
Quest’ultima, grazie alla lungimiranza dei presidenti (in primis Emilio Tomassi), era considerata “scrigno” della più preziosa arte della provincia aquilana, che contiene ancora, fra il tantissimo, l’arazzo di limitate dimensioni raffigurante lo stemma della “gerarchia delle arti” o dell'”Aquila federata”.
Va sottolineato che, grazie all’ex sindaco Biagio Tempesta e all’allora presidente dell’Aptr Antonio Di Giandomenico, il 30 aprile 2001, tornò a Palazzo Margherita lo stendardo dell'”Aquila imperiale” , che rappresenta “l’immagine storica della città”, donato nel 1938 all’ente provinciale per il turismo da Nicola D’Antino, lo scultore che realizzò, fra l’altro, la “monumentale fontana di piazza della Genca”, che agli aquilani piace indicare come la “fontana luminosa”, le due monumentali fontane di piazza Duomo e il Monumento ai Caduti della Villa Comunale.
Oltre alla cessione dello stendardo, però, non si andò, anche in seguito al cambio della dirigenza dell’azienda regionale che caparbiamente trattenne le opere d’arte per sé, senza alcuna valorizzazione delle stesse a danno della città.
Nel decreto di soppressione dell’ente, emesso dal Presidente Gianni Chiodi, sono indicate le azioni che competono al commissario liquidatore:…”provvedere a inventariare i beni mobili ed immobili passati in proprietà all’azienda soppressa, che dal momento della soppressione sono trasferite alla Regione”.
E, dunque, appare evidente che sia giunto il momento di riaprire il discorso sull’ acquisizione da parte dell’Aquila delle opere dei due lontani, ma validissimi enti aquilani per il turismo.
La città, ovviamente, ha pressanti problemi da risolvere per ricostruire il suo tessuto culturale, ai quali però va aggiunto senza indugio il “contenzioso” sulle opere citate che furono e sono sicuramente dell’Aquila, anche perché sembra difficoltosissima la loro pur minima collocazione da parte dell’Ente regionale.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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