L’AQUILA- “Prima fanno le grandi inaugurazioni, mettono in scena i grandi eventi, poi tutto si ferma e i poveri mortali devono arrangiarsi. E’ una situazione che sta diventando un po’ kafkiana”. E’ una confidenza fuori dal coro e a denti stretti. Chi parla, preferirebbe tenersi le cose per sé, ma poi sbotta perché quella che stiamo per raccontare è una storia un po’incredibile che riguarda l’auditorium di Renzo Piano. Sì, quello donato da Trentino, costruito col legno della Val di Fiemme, cassa armonica perfetta come i violini di Stradivari. L’auditorium, com’è arcinoto, è stato inaugurato alla presenza del Capo dello Stato e del comico Roberto Benigni. Un grande evento, appunto, ma da quel giorno chi vuole utilizzare l’impianto deve sottoporsi a un tour de force estremo come sanno le associazioni che hanno avuto la ventura di usufruirne. Questo perché l’auditorium non è ancora agibile, né si sa quando potrà esserlo. E così è aperto a singhiozzo e per questo viene a costare un sacco di soldi per una sola serata.
C’è chi ha pagato un migliaio di euro, chi un po’ di meno, chi molto di più. “Dipende- raccontano- dalla disponibilità dei tecnici. Quello autorizzato ad aprire la struttura e ad accendere le luci, deve arrivare da Trento; bisogna poi allertare la squadra antincendio messa a disposizione da “Nuova Acropoli’ (a pagamento, si capisce), ci sono infine le hostess e gli addetti alle pulizie. Coordinare tutto non è facile e non si sa se uno spettacolo può andare in scena o non, perché deve arrivare il via libera del tecnico che viene da Trento. E se il tecnico per una ragione o per un’altra, tarda o non arriva affatto? Lasciamo perdere, ma, ci si chiede: è possibile andare avanti così?”. Giriamo la domanda al Comune, anzi al sindaco sempre pronto a rispondere e a dare consigli sul web, anche perché ci risultano dubbi anche su a chi affidare la gestione della struttura. Sembrava dovesse essere la ‘Barattelli’, ma pare non sia più tanto vero. Ecco, dopo il pugno nell’occhio in quell’angolo di parco, i cittadini sono curiosi di sapere come andrà a finire (G.D.R.).