L’AQUILA- C’è una nuova vulgata, anche se tanto nuova non è: gli alloggi del progetto Case cadono a pezzi, tutti indistintamente. Una mistificazione in piena regola che ha preso vigore da quando qua e là nei villaggi, qualcuno degli assegnatari ha cominciato a reclamare a gran voce l’intervento del Comune per guasti di vario genere: il gelo ha fatto scoppiare una fogna, perde un tubo dell’acqua, ci sono noie all’impianto elettrico e la televisione non funziona e via dicendo. All’inizio pure l’assessore Alfredo Moroni è caduto nella trappola delle ‘Case che cadono a pezzi’ aggiungendo che il Comune non era nelle condizioni d’intervenire visto che il “fenomeno è così diffuso”. Poi, com’era ovvio visti anche i pareri di tanti assegnatari che affermano tutto il contrario, ha corretto il tiro e fatto macchina indietro: per la manutenzione generale, ha detto, il Comune interverrà con una società ad hoc che dovrebbe risultare dalla collaborazione di Sed, Centro turistico del Gran Sasso, Azienda farmaceutica e Asm, e dalla riconversione di un certo numero di unità lavorative, oggi in esubero, delle aziende citate. E’ un progetto in cantiere ormai da mesi, condiviso dai sindacati, l’Ugl in particolare, e col sindaco grande sponsor. A Moroni, è evidente, era sfuggito. E’ un progetto che va nella direzione giusta e che risolve diversi problemi: la manutenzione generale degli alloggi del progetto Case, innanzitutto, e il reimpiego di personale in esubero. Allora, per favore, facciamo presto.
Altro problema da chiarire subito. I 5.000 alloggi dei villaggi che qualcuno si ostina a chiamare “new town” e che tali non sono, per il Comune sono una ricchezza, tanto che si pensa di ricavarne un utile oltre che ad assicurare una manutenzione a costo zero. A questo proposito c’è già una ripartizione: il 25% andranno in affitto agli studenti universitari fuori sede, un altro 25 alle fasce sociali più deboli, il 10% agli artisti di strada, un’altra percentuale ai lavoratori che contribuiranno alla ricostruzione dell’Aquila. E’ tutto di là da venire, ma la divisione è già stata decisa. Allora, ripetiamo, si faccia presto con la nuova società di gestione.
Ma c’è un punto che riguarda in particolare gli assegnatari. Devono sapere che non tutti i guasti prevedono l’intervento del Comune o della futura società di manutenzione. Se l’inconveniente riguarda l’appartamento, tocca a chi ci abita farselo riparare; se coinvolge una serie di alloggi all’interno della palazzina, è probabile si tratti di un problema condominiale; se avviene all’esterno come nel caso ultimo a Sant’Antonio (fogna scoppiata) richiede, questo sì, l’intervento del Comune o di chi fa la manutenzione in sua vece. Né più né meno di come avviene nelle case ‘normali’. Se lo ficchi bene in mente chi strilla e chiama gli uffici tecnici comunali per ogni inconveniente, o chi in questi giorni sta protestando per l’arrivo degli arretrati che riguardano i servizi essenziali dei singoli appartamenti (luce, gas, acqua). E’ giusto pagare anche questi, come fanno tutti gli altri cittadini delle case ‘normali’.