L’AQUILA-Per molti cittadini aquilani il terremoto ha significato lasciare la propria casa per adattarsi ad una vita completamente diversa, nelle tende o negli hotel. Uno stravolgimento, un ritrovarsi sradicati dalle proprie abitudini, precipitare in situazioni completamente nuove. Gli effetti di questi cambiamenti non sono solo psicologici, ma possono riverberare sul nostro organismo e modificare i fattori determinanti per la salute metabolica e quindi cardiovascolare.
Lo ha evidenziato una ricerca nata dalla collaborazione tra l’Universita’ Gabriele d’Annunzio, i Laboratori di ricerca della Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso ed il Nucleo di farmacisti Volontari della Protezione civile.
IL TEST ESEGUITO SU 278 VOLONTARI SUBITO DOPO IL SISMA
Pubblicato sulla rivista internazionale Nutrition, metabolism and cadiovascular diseases, lo studio ha letteralmente portato la ricerca scientifica sul terreno, tra la gente del terremoto. Nei mesi successivi al sisma, infatti, un camper specificamente attrezzato con a bordo medici e farmacisti volontari ha visitato la zona dell’emergenza offrendo una serie di analisi e misurazioni, effettuate con la collaborazione di Roche Diagnostic e Voden Medical. Dal peso alla circonferenza addominale, dal colesterolo alla glicemia, dalla pressione arteriosa alle abitudini alimentari, sono stati raccolti molti dati sui 278 cittadini che hanno partecipato volontariamente. Tutte le informazioni sono state quindi messe a confronto con quelle ottenute in popolazioni non colpite da alcuna catastrofe, in particolare i partecipanti al Progetto Moli-sani, condotto in Molise. “I risultati – dice Assunta Pandolfi, Direttore dell’Unita’ operativa di Fisiopatologia Vascolare del Dipartimento di Scienze Sperimentali e Cliniche nell’Universita’ ‘Gabriele D’Annunzio’ – mostrano come il gruppo studiato presenti una percentuale piu’ alta di Sindrome Metabolica. La prevalenza di tale quadro nel campione di aquilani e’ infatti risultata del 50%, contro un 30% dello studio Moli-sani e poco meno (27%) rispetto ai dati dell’Istituto Superiore di Sanita’ relativamente alle popolazioni del centro-sud e isole”.
LA ‘SINDROME’ AUMENTA IL RISCHIO DIABETE
La Sindrome Metabolica colpisce circa 14 milioni di Italiani. Non e’ una vera patologia, ma un insieme di alterazioni antropometriche e del nostro metabolismo che possono elevare notevolmente il rischio di diabete e malattie cardiovascolari. I fattori coinvolti sono diversi: un livello di trigliceridi superiore alla norma; un livello troppo basso di colesterolo HDL (quello chiamato “buono”); una pressione arteriosa superiore al normale; un livello di glicemia a digiuno superiore al normale ed infine un girovita eccessivo, cioe’ un accumulo di grasso nella zona addominale. Se una persona presenta almeno tre di queste alterazioni, allora la Sindrome Metabolica e’ presente.
“Queste persone – continua Pandolfi – presentano quindi una maggiore alterazione di alcuni valori molto importanti per la salute rispetto a chi non ha vissuto l’esperienza del terremoto. Ma il dato forse piu’ importante e’ la differenza che osserviamo all’interno del gruppo aquilano tra chi ha perso la propria casa e chi no. La Sindrome Metabolica e’ infatti maggiormente presente tra coloro che sono stati costretti a vivere nelle tendopoli o negli hotel”. “Possiamo pensare – commenta Augusto Di Castelnuovo, epidemiologo dei Laboratori di ricerca nella Fondazione di ricerca e cura “Giovanni Paolo II” di Campobasso – che il terremoto abbia un effetto negativo sulla salute delle persone per due motivi”.
SITUAZIONE DI FORTE STRESS DOVUTA ALLA CATASTROFE
“Da un lato – spiega – abbiamo la situazione di forte stress dovuta alla catastrofe ed agli stravolgimenti che ne sono seguiti, come ha dimostrato un recente studio condotto dagli psichiatri dell’Universita’ di L’Aquila e dell’Ospedale San Salvatore dello stesso capoluogo. Sappiamo infatti che lo stress puo’ avere effetti sulla salute cardiovascolare. D’altro canto, il cambiamento di abitudini causato dal vivere fuori della propria casa, la perdita di importanti contatti sociali e familiari, le modifiche nell’alimentazione sono tutti elementi che possono partecipare a formare un quadro di maggiore rischio”. “Benche’ il campione di cittadini aquilani non sia particolarmente numeroso e la modalita’ di reclutamento condizionata dallo stato di emergenza, cio’ che questa ricerca puo’ insegnarci – commenta la professoressa Pandolfi – e’ la necessita’ di fronteggiare a piu’ ampio raggio una catastrofe come e’ stata quella di L’Aquila. Gli interventi, quindi, non sono solo quelli di soccorso, che caratterizzano l’immediato post-terremoto, ma c’e’ da considerare a lungo termine la vita quotidiana delle persone. E’ necessario sviluppare dei programmi di prevenzione, soprattutto nell’alimentazione e nelle abitudini di vita. Non possiamo permettere che un terremoto, con il dolore e lo sconforto che causa nei primi tempi, possa prolungare la propria azione negativa anche negli anni futuri, incidendo sulla salute della gente”. “Cruciale – conclude Giorgio Nenna, del Nucleo di farmacisti volontari della Protezione Civile – e’ stato questo connubio tra ricercatori e farmacisti. Questi ultimi confermano l’impegno di essere protagonisti della salute delle persone. Il loro apporto volontario in questa emergenza mostra ancora una volta che non c’e’ solo la farmacia con le sue vetrine. C’e’ un professionista che si impegna per il benessere dei cittadini”.