L’AQUILA – Con proprio decreto, firmato stamane, l’Arcivescovo metropolita dell’Aquila, Giuseppe Molinari, ha costituito la Commissione deputata a provvedere alla ricognizione delle Sacre Reliquie di San Pietro Celestino Papa, attualmente esposte nella Basilica di Collemaggio, benche’ al di fuori dell’artistico Mausoleo che le ha custodite nei secoli ancora gravemente danneggiato dal terremoto. Ricognizione ritenuta necessaria per fermare il processo di degrado delle Sacre Ossa e per sostituire la maschera di cera in via di consumazione, che ricopre il teschio del Pontefice Santo, con una nuova scientificamente ideata per essere piu’ simile al suo volto. Al termine della Ricognizione le sacre spoglie verranno rivestite di nuovi paramenti, appositamente creati e donati dall’Atelier LAVS di Filippo Sorcinelli, con sede in Santarcangelo di Romagna, il quale in questi anni ha curato la realizzazione di alcune vesti sacre di Papa Benedetto XVI e del prezioso pallio, insegna papale simbolo del Buon Pastore, che il Pontefice stesso depose sull’urna di Celestino, durante la sua affettuosa e solidale visita alla citta’ a poche settimane dal disastroso terremoto del 6 aprile 2009, e che in questa occasione sara’ collocato direttamente sulle spalle di San Pietro Celestino. Dopo il completamento di tutte le operazioni conseguenti alla Ricognizione l’urna, con le sacre spoglie, tornera’ nella Basilica di Collemaggio nella domenica del prossimo 5 maggio, giorno della solenne celebrazione del 700esimo anniversario della canonizzazione del Papa Santo Celestino V proclamata da papa Clemente V, dopo 17 anni dalla morte, il 5 maggio
GOLINELLI, BENDETTO XVI COME CELESTINO V
“E’ chiaro che le dimissioni di papa Benedetto XVI rimandano gli storici alla piu’ nota delle dimissioni pontificie, quella di Celestino V, che rinuncio’ al papato dopo sei mesi, senza essere mai riuscito a insediarsi a Roma, il 13 dicembre 1294”. Cosi’ Paolo Golinelli, docente di Storia Medievale presso l’Universita’ di Verona, e autore per Mursia di ‘Celestino V, il papa contadino’, la biografia di Pietro del Morrone in corso di traduzione negli Stati Uniti. Ma le analogie non si fermano qui.
“DIMISSIONI SPONTANEE PER ENTRAMBI”
“Come quelle di Celestino V, anche le dimissioni di papa Ratzinger – secondo Golinelli – sono state spontanee, e non imposte da altri o da circostanze esterne al papato stesso. Entrambe vengono dalla constatata impossibilita’ da parte dei pontifici di portare a termine il loro ideale di Chiesa: per entrambi – fatte le dovute proporzioni – una Chiesa spirituale, meno compromessa con i poteri politici ed economici dei loro tempi”. Ma, soprattutto, continua lo storico, “entrambe basate su di un principio teologico incontestabile: il ritiro da parte del papa dell’adesione data al momento dell’accettazione del pontificato”. Nel suo saggio Golinelli dimostra inoltre che Celestino V aveva preparato, d’accordo col re di Napoli, Carlo II d’Angio’, la sua elezione, scrivendo ai cardinali riuniti a Perugia e che la sua rinuncia fu una scelta autonoma, e non voluta da Benedetto Caetani, che gli succedette col nome di Bonifacio VIII (come ha invece sostenuto la propaganda antibonifaciana), nel momento in cui si accorse di non poter prendere possesso della sede pontificia, “prigioniero” com’era del re di Napoli, in Castelnuovo.
“LA RINUNCIA E’ UN GESTO EROICO”
“Credo davvero che la rinuncia al pontificato sia il gesto piu’ eroico che un papa poteva fare”, conclude Golinelli. “Nel De vita solitaria’ anche Petrarca ha voluto ricordare, e proprio in merito alle dimissioni di Celestino, come la ricerca della solitudine avvicini a Dio”. Celestino V (1210-1296), tra i papi piu’ famosi e affascinanti del Medioevo, e’ stato spesso oggetto piu’ di agiografie che di vere biografie storiche. Paolo Golinelli ne ripercorre la vicenda umana, inserendola nel contesto delle lotte politiche ed ecclesiastiche di fine Duecento, e nell’ambiente rurale e nella natura selvaggia nella quale egli crebbe e si fece eremita. Questa connotazione, mai prima evidenziata dalla critica, diviene l’occasione per ripensare al duro giudizio di Dante (Inferno III, 60), fornendone un’inedita interpretazione, mentre l’accurata lettura delle fonti porta a un riesame dei momenti chiave della sua esistenza, dalla sua stessa nascita “con la camicia”, all’elezione pontificia; dall’approvazione del suo Ordine monastico alle dimissioni dal pontificato, che tanto fecero discutere; dai problemi quotidiani di un giovane eremita all’elevazione all’onore degli altari. Ne esce un quadro estremamente variegato, scritto con penna felice da uno storico apprezzato perche’ sa unire precisione documentaria a facilita’ di lettura.