Per ora ci sono soltanto le ‘figurine’ appiccicate sui 97 palazzi del centro storico dallo staff di Aielli, il cronoprogramma del Comune, l’ottimismo di Fabrizio Barca e i pochi, pochissimi soldi della delibera Cipe. La primavera della ricostruzione dell’Aquila promessa dal ministro per la Coesione territoriale è cominciata così: tante promesse e pochi fatti. Con in più un avvertimento dello stesso ministro: se continuano col pessimismo e la frustrazione, gli aquilani non otterranno granché da Roma, il governo finirà per fare spallucce alle loro richieste e getterà la nostra città nel dimenticatoio. Insomma, a sentire Barca, la ricostruzione dell’Aquila sarebbe diventata innanzitutto un problema psicologico dei suoi cittadini. Un po’ come gli imprenditori che devono reagire alla crisi che morde con l’ottimismo. Tesi di berlusconiana memoria, e s’è visto poi com’è andata a finire. Insomma, volere prima d’ogni altra cosa. Benissimo, e poi? E qui Barca una verità ‘vera’ l’ha detta: per rifare L’Aquila, serviranno almeno altri dieci anni e altrettanti miliardi, uno per anno. Per il momento, ha aggiunto, accontentatevi di quello che avete, ossia delle ‘figurine’ di Aielli tanto simili ai cartelloni dei ‘cantieri della ricostruzione’ di Cicchetti sistemati sotto i portici, contentatevi del crono programma di Cialente e Di Stefano, dei progetti dei sottoservizi ancora sulla carta e di tutte le altre promesse o quasi. Insomma, chi sperava di cogliere dalle parole del ministro qualche prospettiva concreta, qualche spiraglio di certezza, ha dovuto fare i conti con l’ennesima delusione. L’Aquila sarà ricostruita, certo. Ma quando? La realtà, per ora, è quella che è. Sono le 2.000 pratiche (o giù di lì) bloccate al Genio Civile, i 1.500 progetti fermi alla ‘filiera’, gli uffici della ricostruzione ancora senza personale, la scheda parametrica che non si bene come e se funzionerà, i dubbi, tanti, degli ingegneri, l’accordo con l’Abi che suscita tante perplessità, la paura legittima delle imprese che con le nuove regole temono di fare salti nel buio, la disperazione, infine, di tantissimi aquilani che non sanno ancora come e quando potranno riavere la loro casa. Nel frattempo Barca prende in giro, ci scusi la franchezza, i sindaci del comprensorio quando ‘twitta’ giulivo: “cari sindaci del cratere aquilano mostrate agli italiani di fare buon uso dei fondi ricevuti che il parlamento/governo dovrà presto rifinanziare”. Presto quando, ministro? E soprattutto, quale governo? Per ora, ripetiamo, gli aquilani dovranno accontentarsi delle figurine attaccate da Aielli sugli edifici antichi e terremotati. Una bella consolazione, certo. Verrebbe da dire, facendo il verso a Toto intramontabile e drammaticamente attuale: ma fateci il piacere!
Barca,tante promesse e una sola verita’ “10 anni per ricostruire”
di GIANCARLO DE RISIO
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