L’AQUILA – Come di prassi, parlo poco. Negli ultimi tre anni l’ho fatto una volta sola. Oggi però debbo parlare, far sentire anche la mia opinione sull’attuale momento critico che sta vivendo il rugby neroverde.
Per prima cosa, il mio pensiero va ad Isaia Di Cesare, un amico vero, che mi ha insegnato da giocatore che con il lavoro si può raggiungere qualsiasi traguardo. Come allenatore mi ha insegnato l’umiltà, il mettermi sempre in discussione e mettere sempre al centro la crescita dei giocatori.
L’umiltà unita alla professionalità: uno che lavorava al buio ma che per noi però era una luce viva, un faro su cui poggiavamo tutta la nostra esperienza e professionalità.
Un esempio da seguire, che continua a vivere dentro di noi.
Per l’opinione pubblica, mi preme chiarire a che punto siamo, perché la città sa che ho presentato un progetto tecnico-sportivo a L’Aquila Rugby 1936 ed alla Polisportiva, che lo hanno approvato.
Tengo a precisare che il progetto si è arenato quando si è dimessa Marzia Frattale da vice presidente de L’Aquila Rugby 1936: con Marzia ed Eliseo Iannini abbiamo lavorato insieme, con l’approvazione del presidente Marinelli, per due settimane con la voglia, l’entusiasmo di fare un lavoro utile per la crescita dei giocatori, per appoggiare la prima squadra, per uscire da una situazione difficile e molto critica.
Per me e per il rugby neroverde è stato un delitto perdere Marzia Frattale: non ho mai visto una persona esterna al mondo del rugby avere e mostrare tanto entusiasmo, idea di come far funzionare una società sportiva, proprio perché era rimasta subito coinvolta ed aveva condiviso con gli ex giocatori un discorso innovativo e di rilancio.
Sinora non avevo parlato pensando che la situazione si ricomponesse, auspicando che si potesse risanare il rapporto con L’Aquila Rugby 1936 proprio perché è un peccato mortale perdere Marzia Frattale. Sono stato contento comunque di conoscerla ed apprezzarla perché ha dimostrato che ogni cosa la faceva con passione, entusiasmo e professionalità manageriale.
Le mie forti motivazioni per aiutare L’Aquila Rugby sono venute soprattutto dagli ex giocatori e dalla Old Rugby, con cui ho passato giornate intere a parlare la stessa lingua, ad esprime condivisi principi, con reciproca stima e fiducia di poter realizzare una vera scuola rugbista aquilana con la forza mentale della tradizione.
Le persone cui è stata demandata la gestione tecnico-sportiva de L’Aquila Rugby 1936, nonostante abbiano pubblicamente approvato il mio progetto, nella realtà hanno tenuto un comportamento ambiguo alle mie spalle. Ma, del resto, sono le stesse persone che negli ultimi due anni hanno fatto il vuoto intorno a loro, allontanando dalla società tutti quegli aquilani che avevano dato la disponibilità a collaborare, tra i quali il sottoscritto e i vari Perrotti, Cavallo, Alfonsetti, Di Cesare, Desiati, Di Marco, e non solo questi, tutte persone che ritengo siano un patrimonio tecnico della città.
Il progetto tecnico-sportivo si poggia essenzialmente su due pilastri:
1. un consiglio sportivo aperto, formato da ex giocatori e la Old Rugby, che rappresentano l’immagine de L’Aquila Rugby;
2. i contenuti tecnici per la formazione e l’alto livello
Progetto che s’interessa prettamente del sociale e della formazione dei giocatori
Al momento solo la Polisportiva ha dimostrato concreta disponibilità verso il nostro progetto tecnico-sportivo.
Il mio massimo auspicio rimane sempre quello della riunificazione del rugby aquilano.
Massimo Mascioletti