L’AQUILA – L’emergenza sociale, che da tempo denuncio, sta diventando dramma umano, perdita di dignità, emarginazione e violenza, a volte contro gli altri e sempre più spesso, contro se stessi.
Aspettiamo il morto suicida per piangere lacrime di coccodrillo?
I suicidi delle Marche sono la punta dell’iceberg di una grave crisi sociale e di un profondo malessere, che non ha precedenti.
Ma non dobbiamo andare troppo lontano per guardare in faccia la povertà. Ogni giorno riceviamo richieste pressanti e disperate di aiuto. Madri e padri scoraggiati, che spesso vengono a chiedere un sussidio in Comune, accompagnati da figli minori, che assistono inermi al dramma familiare.
A chiederci soccorso non è più solo chi appartiene alle classi meno abbienti, ma chi prima apparteneva al ceto medio, persone che fino a qualche tempo fa riuscivano a mantenersi ed ora sono cadute nel baratro della povertà.
Non possiamo e non vogliamo rimanere indifferenti, di fronte a questo dramma, ma non possiamo dare solo risposte burocratiche.
I Comuni, le amministrazioni locali sono lasciati soli, mentre Regione e Governo continuano ad infierire sulle politiche sociali. Il Comune dell’Aquila, come altre amministrazioni, finora e’ riuscito a far fronte a quest’onda d’urto solo con mezzi precari. Il nostro sforzo di aumentare le risorse per le politiche sociali viene però svuotato, se poi Regione e Governo non ci supportano con più fondi e con riforme strutturali.
Cosa aspetta la Regione Abruzzo a porre fine alla politica dissennata dei tagli e a mettere in campo politiche strutturali contro la crisi economica e la povertà?
Aspetta che anche qui ci scappi il morto, e poi magari si troverà qualche euro per il disagio e la povertà?
Il governo dal 2009, con sempre maggiore accanimento, ha tagliato la spesa sociale e la regione Abruzzo ha applicato anch’essa i tagli, a differenza di Umbria, Puglia, Toscana Emilia. All’ex ministro Giovanardi chiesi di istituire una forma sperimentale di reddito di cittadinanza per utilizzare al meglio i fondi, ma aveva altre idee e quei fondi sono ancora bloccati.
Uno spiraglio è venuto dal governo Monti, che su pressione del Sottosegretario al Lavoro e Politiche Sociali, Cecilia Guerra, ha stanziato delle risorse per la non autosufficienza. Un piccolo segnale d’attenzione, ma si tratta di risorse che non bastano e che ancora non arrivano sul territorio.
I Comuni hanno armi spuntate e la manifestazione di qualche giorno fa a Pescara dei sindaci contro i tagli al sociale, perpetrati dalla Regione, è la denuncia del senso d’impotenza degli amministratori, di chi è tutti i giorni in prima linea, ma si sente abbandonato. I nostri appelli restano spesso inascoltati, mentre fuori dal Palazzo la gente è disperata.
La classe politica deve assumersi tutte le responsabilità di una gestione dissennata delle politiche sociali e del lavoro.
Sul lavoro per i giovani l’ultimo provvedimento che ha prodotto effetti concreti è stata la legge 285 del 1977. Dopo di allora ci sono stati solo piccoli palliativi, che non hanno risolto molto. Anche i tentativi di riforma introdotti dai governi di centro sinistra sono stati soppressi da quelli di centro destra come il prestito d’onore ed altri.
Va invertita la rotta con riforme strutturali. E poi ci vorrebbero interventi collettivi, anche da parte ad esempio delle grandi catene di distribuzione alimentare, che potrebbero mettere in campo strategie in soccorso delle fasce più deboli di consumatori.
Se chi ci governa in Abruzzo abbandonasse la sterile logica ragionieristica che sottende ai tagli e si mettesse di più una mano sul cuore, riuscirebbe ad ascoltare il grido di dolore di chi non arriva a fine mese. Bisognerebbe uscire dal pantano della politica romana, mettendo al primo posto la grave questione economica e sociale, invece che il costo di una tazzina di caffè alla buvette del parlamento. Ho proposto al gruppo PD del Senato di presentare una risoluzione urgente affinché si rifinanzino i Piani sociali ed i Piani per i non autosufficienti degli enti locali, forse così salviamo qualcosa del nostro sistema sociale e magari riusciamo a far sentire meno soli i più deboli.
Sen Stefania Pezzopane
Articolo precedenteL’Aquila, torna il maltempo. riscaldamenti accesi fino al 30 aprile
Prossimo articolo Ricostruzione, liris: “si alla manifestazione davanti palazzo chigi”