L’AQUILA – Il terremoto che ha colpito L’Aquila il 9 aprile 2009 era “atteso”, ma “non prevedibile”: cosi’ il direttore del Centro Nazionale Terremoti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vucanologia (Ingv), Alessandro Amato, commenta le motivazioni della sentenza depositate oggi dal giudice del Tribunale dell’Aquila Giuseppe Grieco.
”Se ‘non imprevedibile’ significa ‘prevedibile’, allora non sono assolutamente d’accordo. E con me non sarebbe d’accordo la comunita’ sismologica internazionale”, osserva Amato. ”Diverso e’ – prosegue – se intendiamo che in una certa area ad elevata pericolosita’ come quella dell’Abruzzo un terremoto con le caratteristiche di quello del 2009 era ‘aspettato’, o possibile”. Con “prevedibilita’”, spiega l’esperto, ”si intende la capacita’ di dire prima di un terremoto quando questo avverra’, dove, e con quale energia, in una finestra temporale ristretta”, ad esempio a distanza di alcune ore, in un raggio di pochi chilometri, a quale magnitudo.
”A questo riguardo – rileva Amato – si ricorda che la Commissione Internazionale di Esperti nominata dal Dipartimento della Protezione Civile dopo il terremoto ha nuovamente stabilito che i terremoti non sono prevedibili”. Riguardo al fatto che il terremoto del 2009 ”sia in linea con la sismicita’ storica dell’area”, come si legge nella sentenza, ”questo – rileva Amato – e’ vero e mai nessun sismologo ha dichiarato il contrario. Ma va anche precisato che gli effetti di un terremoto sono determinati dalla fragilita’ delle costruzioni, dalle amplificazioni delle onde sismiche dovute alla geologia locale e da altri fattori locali e non sono mai facilmente prevedibili. Questo perche’ – conclude l’esperto – la conoscenza di dettaglio della stabilita’ degli edifici e della geologia del sottosuolo non e’ nota alla scala del singolo edificio, e viene valutata esattamente solo dopo un terremoto”.
SISMA L’AQUILA: GUP, ‘IN LINEA CON SISMICITA’ STORICA AREA’
Ecco il passaggio delle motivazioni della sentenza della Casa dello Studente con il quale il giudice Giuseppe Grieco affronta la tematica relativa alla prevedibilita’ del sisma aquilano. ”Gli eventi sismici aquilani – scrive il Gup – risultano caratterizzati da vere e proprie sequenze, con scosse premonitrici e repliche che si protraggono per diversi mesi. Di particolare rilievo risulta essere l’analisi dei periodi medi di ritorno vale a dire il lasso di tempo intercorrente tra un evento particolarmente significativo e quello successivo che e’ stato indicato in circa 325 anni a partire dall’anno 1000. […]
Si e’ trattato di un terremoto certamente non eccezionale per il territorio aquilano ed assolutamente in linea con la sismicita’ storica dell’area. E’ interessante considerare un altro dato fornito dai consulenti: nel mondo vengono rilevati 120 terremoti di intensita’ pari a quello aquilano. Il terremoto dell’Aquila non rappresenta un caso eccezionale nel quadro della sismicita’ tipica dell’area e, addirittura, le sue caratteristiche sismogenetiche rientrano perfettamente in quanto previsto negli elaborati di pericolosita’ utilizzati per aggiornare l’assegnazione dei comuni alle zone sismiche e per definire gli spettri della nuova normativa di settore. Il sisma non era affatto imprevedibile essendosi verificato in quello che viene definito periodo di ritorno, vale a dire nel lasso temporale di ripetizione di eventi previsto per l’area aquilana”.