L’AQUILA – “Io con gli arbitri ho sempre avuto un bel rapporto, da calciatore ero un gran tuffatore e ho preso tanti rigori, a differenza di Ciotola!”. E’ così che si è presentato ieri sera il mister Giovanni Pagliari, trascinatore dell’Aquila Calcio nel campionato di Prima Divisione girone B, attualmente terza in classifica.
Per la società presenti anche il capitano Marco Pomante, pilastro difensivo, Nicola Ciotola centrocampista con il vizio del gol e il team manager Angelo Piccoli, una vecchia conoscenza avendo ricoperto il ruolo di dirigente sportivo in importanti realtà regionali come il Francavilla e l’Amiternina. Assente per motivi di lavoro il presidente Chiodi, che mandava telefonicamente i più cordiali saluti.
Dopo il benvenuto e la presentazione del presidente di sezione AIA Berardino Lattanzi, dal lungo trascorso come assistente in Can PRO, il collega Massacesi, svestendo i panni di arbitro e calandosi più nella parte di giornalista ha punzecchiato gli ospiti con aneddoti e domande spigolose rendendo la riunione tecnica movimentata e frizzante.
“Mister ci commenti questa foto!” raffigurante un Pagliari che si sbraccia e urla ai propri giocatori.
“Mister, ogni volta che la sezione arbitri aquilana ha invitato la prima squadra durante la stagione ha raggiunto i playoff”. E partono tutti i più disparati gesti scaramantici.
“Mister, con il suo arrivo la squadra sembra più tranquilla e prende molte meno ammonizioni per proteste, qual è il motivo?”
Capitan Pomante interviene – “perché ci fanno le multe!” – alludendo al fondo cassa istituito da Pagliari per punire comportamenti non consoni, in campo e fuori. “ma non ho mai preso un’ammonizione per proteste in carriera”, precisa facendo gli scongiuri per domenica prossima.
Pacato e sereno ma allo stesso tempo deciso e autorevole, Pagliari esprime rispetto per la classe arbitrale, con cui cerca sempre di relazionarsi nel più costruttivo dei modi.
Porta svariati esempi di ottima collaborazione, persino a valle di decisioni avverse alla sua squadra citando un episodio di rigore ed espulsione per il quale era in disaccordo sul provvedimento disciplinare, ma che ha accettato una volta ascoltata l’interpretazione del direttore di gara.
Poi, stimolato dalle domande della platea, parla del sistema calcistico italiano in generale, ammettendo che non nutre di buona salute.
“Solo in Italia ad ogni decisione dell’arbitro si crea un capannello di dieci persone che protestano, si protesta persino per un fallo laterale! Ho visto rigori assurdi dati in Inghilterra per i quali nessuno protestava, va cambiata la cultura sportiva di questo paese”, argomenta il mister.
Il futuro, anche calcistico, è nei giovani che devono essere cresciuti con sani principi sportivi:
“Collaboro e do una mano anche al settore giovanile. Vedo genitori insultare i ragazzini in campo o addirittura insultarsi tra di loro, vedo allenatori svogliati e senza passione che non insegnano la cultura del gioco, anche della sconfitta, dello spettacolo e del divertimento, perché noi dobbiamo fare spettacolo, sport e basta. A livello giovanile si deve lavorare ed investire di più, non deve esistere il risultato, altrimenti è tutto vano”.
E ritorna sul rapporto con gli arbitri e i giocatori.
“Dico ai miei giocatori di pensare a giocare e basta, solo il capitano può parlare. Se un giocatore pensa solo a protestare vuol dire che non ha voglia di correre e giocare, e io lo sostituisco”.
Non risparmia alcuni aspetti migliorabili per i direttori di gara: “in genere non mi permetto mai di criticare una decisione tecnica, perché anche l’arbitro può sbagliare, ma più che altro il modo di proporsi o l’atteggiamento troppo distaccato e chiuso, sicuramente anche dovuto a questo sistema che rende gli arbitri una categoria complementare ma non integrata con squadre e dirigenti”.
Anche il sistema giornalistico non è esente dalle sue colpe, infatti secondo Pagliari solo in Italia abbiamo così tanti giornali sportivi e così tante trasmissioni televisive al lunedì che passano ore a fare moviola, a mandare avanti e dietro al rallentatore un’azione, talvolta senza riuscire a dare una lettura univoca, ma piuttosto fomentando nervosismo, odio, rivalità e creando “un clima di bufala”, mentre le discussioni dovrebbero terminare al triplice fischio finale.
Altri siparietti quando, più nel ruolo di tifosi, si è chiesto il motivo del calo prestazionale negli ultimi minuti di gara contro Barletta, Perugia e Benevento. “ehm..sì gli arbitri mi sono piaciuti!!”, svia con l’abilità di chi la sa lunga e ha una grande esperienza a relazionarsi.
Invita sempre ad essere calmi e con i piedi per terra, avendo capito una realtà, quella aquilana, che si fa trascinare da facili entusiasmi. “Appena arrivato, vincemmo una gara e diventammo subito grandi. Ma c’è da essere lucidi, noi non siamo i nuovi eroi. Abbiamo una grande squadra e un grande organico, è l’equilibrio che fa diventare forte. Prima calma, poi penseremo a sognare”, alludendo all’obiettivo dei playoff promozione in serie B, mai citata, forse anche per scaramanzia.
Sul finire un confronto sulla regola del fuorigioco e in particolare i cambiamenti introdotti in questa stagione sportiva, e qualche frecciatina ad altre squadre e giocatori che non erano aggiornati alla nuova circolare.
Un bellissimo incontro in cui si è dimostrato che in un clima sereno e privo di preconcetti e sospetti, società e arbitri sanno collaborare, dialogare, punzecchiarsi ma soprattutto divertirsi. Perché, a dispetto degli ultimi censurabili episodi di violenza, bisogna ricordarsi che parliamo sempre di calcio, ovvero sport, passione e aggregazione.