L’AQUILA – Riceviamo e pubblichiamo una nota dell’assessore Pietro di Stefano sul trasferimento di Fabrizio Magani, dalla direzione per i beni culturali e paesaggistici dell’Abruzzo alla vicedirezione del ‘Progetto Pompei’. “Non posso né debbo tacere. Lo faccio per la mia città. Sembrava sventato l’ennesimo sgambetto del Governo alla Ricostruzione dell’Aquila.
Ma adesso la certezza si materializza dietro il volto dell’ineffabile Ministro Bray: il Direttore Magani è costretto a lasciare l’incarico dopo soli tre anni di permanenza e così il virtuoso percorso intrapreso con il Comune dell’Aquila, grazie al quale tante pratiche di ricostruzione privata del centro storico, ignorate dalla Filiera, furono visionate dalla Soprintendenza, grazie al quale sono partiti progetti di enorme rilevanza come il recupero dell’intera cinta muraria cittadina, il recupero del Teatro, del San Filippo o dell’ex Mattatoio (solo per citarne alcuni conferitigli dall’Amministrazione Comunale) subiranno una mortale battuta d’arresto. Persino il futuro dell’ingente patrimonio ecclesiastico, affidato alla certezza e all’equilibrio della mano pubblica, potrebbe avere un futuro fosco.
Senza contare l’esperienza in materia di stazione appaltante, programmazione, gestione delle risorse finanziarie che Fabrizio Magani ha maturato in questi anni e generosamente messo a disposizione della nostra ricostruzione.
Non credo di essere smentito se dichiaro che la nomina a vice direttore del programma Pompei, voluta dall’ineffabile Ministro Bray, ponga una pietra tombale sulla rinascita storico artistica dell’Aquila.
Il Ministro Bray non riuscirà a nettarsi la coscienza con l’assunto che Pompei sia una delle emergenze culturali più rilevanti nell’intera storia dell’umanità.
Per Pompei sono stati giustamente raccolti fondi imponenti e altrettanto giustamente adesso si deve cercare una squadra degna di poter salvare una meraviglia inestimabile, ma non si può farlo a discapito di una situazione ben peggiore, come quella del cratere abruzzese, togliendo una figura importante per nominarla vice di qualcun atro.
A L’Aquila è in gioco il futuro di una comunità, oltre che la faccia della Nazione.
A Pompei si gioca una partita meramente di prestigio. La stessa partita che, si dice, sia costata la poltrona al Ministro Bondi. Non vorrei che Bray avesse nelle orecchie la debacle bondiana a guidare le sue scelte perché a scuotere la sua poltrona ci sarà, ben più potente, la nostra voce”.
Pietro Di Stefano