La sceneggiata è finita, Cialente è tornato. Tutto secondo un copione collaudato con in più un altro colpo di teatro: il sindaco mette il Comune sotto tutela, chiamando un giudice in giunta (l’ex Pm pescarese Nicola Trifuoggi, il magistrato del processo-lumaca a Ottaviano Del Turco) rinunciando di fatto al controllo politico di legalità sull’esecutivo. Poi la ‘messa a punto’ della macchina comunale con la rotazione di qualche dirigente (un bel ‘facimme ammuina’: tu che stati a prua vai a poppa e tu che stai a poppa vai a prua), e la macchina comunale può ripartire.
E così è durata dieci giorni esatti la sceneggiata del sindaco dell’Aquila. Prima il “me ne vado e non torno mai più”, poi la sapiente regia degli amici con la manifestazione dei ‘mille’ (un flop annunciato), quindi la riflessione, l’amarezza per gli attacchi mediatici, i pensieri, i biglietti, i messaggi dei “600 che mi vogliono bene”, i fiori dei fans, il tutto inframezzato dal lavoro sulla nuova ‘pista svizzera’ per trovare il miliardo per L’Aquila e il cratere, infine la decisione e la telefonata al vice-sindaco facente funzione: “Torno domani, chiama i giornali”.
E oggi è tornato, puntuale, a mezzogiorno, come aveva annunciato. I Comitati, che hanno manifestato il proprio dissenso fuori dell’aula affollata del consiglio comunale, possono farsene una ragione. Vogliono occupare il Comune? Lascino perdere. C’è poco da fare. Non servirebbe a niente. E a chi si meraviglia dell’ennesima giravolta, aggiungiamo.”Nessuna sorpresa, questo è Cialente”. Un po’ teatrante, un po’ prestigiatore, specialista del rilancio, abile nello scaricare su altri le proprie responsabilità, con ‘nemici’ sempre e dappertutto: Berlusconi, Bertolaso, Chiodi, Trigilia, il Governo, Confindustria, e ora anche i media nazionali dal ‘Giornale’ a ‘Repubblica’ ai Telegiornali.
Ma il suo ritorno ha motivazioni soprattutto politiche o meglio partitiche. Perché la frattura con la città resta, quella si è consumata ed è difficile sanarla. Sono stati i vertici democrat, a Roma, a dire con chiarezza che dall’Aquila non vogliono problemi. Le elezioni a maggio? Nemmeno per idea. Ci sono le quelle regionali. La Candidatura di D’Alfonso per il Pd alla Regione Abruzzo, non è per niente sicura nonostante lui stia scaldando i muscoli in attesa delle sentenze che lo riguardano, Legnini ha preso gusto al Governo e non ne vuole sapere di lasciarlo per andare alla Regione, Lolli è un enigma. “Non possiamo caricarci di un problema in più -hanno detto a Roma- come quello di rischiare il governo dell’Aquila con nuove elezioni. Cialente resti al suo posto”. Se il sindaco voleva un segnale da Roma, ebbene lo ha avuto. Ed è tornato a salvare i ‘destini della patria aquilana’