L’AQUILA – Anche la Regione Abruzzo scivola nel presunto malcostume delle spese pubbliche. La Procura della Repubblica di Pescara ha infatti emesso 25 informazioni di garanzia, con invito a comparire, nei confronti del presidente della Giunta, Gianni Chiodi, di quello del Consiglio, Nazario Pagano e di altre 23 persone, tra assessori e consiglieri. I reati contestati sono truffa aggravata nei confronti della Regione Abruzzo, peculato e falso ideologico. Nel mirino della Procura ci sono le missioni svolte dalle figure istituzionali.

Titolari dell’inchiesta sono i sostituti procuratori Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli. Le indagini, condotte dai carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Pescara, sono iniziate un anno e mezzo fa e abbracciano il periodo compreso tra il gennaio 2009 e dicembre 2012. Stando agli accertamenti gli indagati avrebbero richiesto indebiti rimborsi per viaggi istituzionali in diverse regioni, tra cui il Lazio, la Liguria, la Lombardia, il Veneto. Alcuni di queste trasferte non sarebbero state contemplate o giustificate, in altre occasioni gli esponenti politici di centrodestra finiti sotto inchiesta si sarebbero recati in luoghi diversi da quelli indicati. Gli inquirenti hanno inoltre riscontrato diverse irregolarita’ nelle fatture di rimborso spese.

I documenti contabili, in particolare, sono tutti nelle mani dei magistrati che, tramite i carabinieri, li hanno acquisiti anche in copia nei vari centri dove gli amministratori si recavano per le trasferte. 

Oltre ai presidenti della Regione Abruzzo Gianni Chiodi (Fi) e del Consiglio, Nazario Pagano, appena nominato coordinatore regionale di Forza Italia, risulta indagato anche il vice presidente della Regione Alfredo Castiglione, che ha la delega allo Sviluppo economico.

Nella stessa inchiesta e’ coinvolto anche l’ex assessore alla cultura Luigi De Fanis accusato, nell’ambito di un altro procedimento portato avanti sempre dalla Procura di Pescara per una presunta concussione nell’elargizione dei fondi per la partecipazione a convegni ed altre manifestazioni culturali. De Fanis e’ ristretto ai domiciliari dallo scorso 12 novembre.

Gli altri indagati sono gli assessori Gianfranco Giuliante, con delega alla Protezione civile; Paolo Gatti, lavoro Formazione e istruzione e Politiche sociali; Mauro Di Dalmazio, turismo, ambiente, energia e politiche legislative; Carlo Masci, bilancio, riforme istituzionali, enti locali, attivita’ sportive; Mauro Febbo, agricoltura, emigrazione, interventi strutturali, economia ittica e programmazione venatoria, gestione del territorio; Federica Carpineta, personale, risorse umamne e strumentali e Politiche di genere; Angelo Di Paolo, lavori pubblici, servizio idrico integrato, difesa del suolo, gestione integrata dei bacini idrografici.

Questi, invece, i consiglieri: Franco Caramanico (Sel), Lorenzo Sospiri, capogruppo di Forza Italia, Ricardo Chiavaroli (Fi), Carlo Costantini (ex Idv oggi Mov.139), Lanfranco Venturoni (Ncd) ex assessore alla sanita’, Nicola Argiro’ (Pdl), Giorgio De Matteis (Udc), Emilio Nasuti (Pdl), Alessandra Petri (Pdl), Antonio Prospero (Rialzati Abruzzo), Giuseppe Tagliente (Pdl), gia’ presidente del Consiglio regionale, Luciano Terra (Udc) Nicoletta’ Veri’ (Pdl), Cesare D’Alessandro.

LE SOMME CONTESTATE AL GOVERNATORE E ASSESSORI

Ammonterebbe a 24 mila euro la cifra contestata al presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi nell’ambito dell’inchiesta su indebiti rimborsi per viaggi istituzionali. Tra i documenti sotto la lente di ingrandimento della procura di Pescara quelli riguardanti le trasferte a Roma, Torino, Taormina, Arezzo, Nizza. Nel mirino, ad esempio, un pasto al ristorante “Il vecchio porco” di Milano per un totale di 227 euro. Il conto riguarderebbe una sola persona, in realta’ i coperti

risulterebbero piu’ di uno. Negli episodi figura anche un soggiorno presso l’albergo a 5 stelle “Il Principe di Piemonte” di Torino.

Al vaglio degli inquirenti anche un viaggio a Washington. In quell’occasione Chiodi avrebbe pagato con la carta di credito istituzionale la somma di 2.800 euro per il biglietto aereo in classe business per la moglie, mentre i funzionari che hanno partecipato al viaggio avrebbero pagato il biglietto in economy plus 744 euro. Il governatore avrebbe pagato invece il suo biglietto con altri canali.

Per quanto riguarda il vice presidente della Regione Alfredo Castiglione, l’attenzione e’ rivolta su alcuni pasti consumati a Roma al ristorante ” Il Bolognese”, a Capri, Anacapri, S. Benedetto. Nel mirino anche una cena a Bari a base di aragoste per un totale di 202 euro con ricevuta a carico di una persona. I partecipanti invece sarebbero stati almeno due. Al vaglio anche un soggiorno di una notte a Roma per tre persone, in una sola camera, all’hotel Piazza di Spagna per un totale di 411 euro.

Sempre secondo quanto riferisce l’AGI, gli episodi contestati al presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano riguarderebbero soggiorni in alberghi a 5 stelle a Rimini e Amsterdam. Anche a Mosca il presidente avrebbe alloggiato per due notti in un albergo a 5 stelle per un totale di 702 euro.

Nel mirino anche le trasferte a Barcellona, Caracas, Toronto. In alcuni viaggi avrebbe partecipato anche la moglie di Pagano. Anche per quanto riguarda l’assessore Mauro Febbo nel mirino della procura ci sono alberghi e pasti consumati durante le trasferte istituzionali, ad esempio in Sardegna, a Verona, Roma, Cernobbio, Milano, Bruxelles, New York.

CHIODI RIBATTE ALLE ACCUSE: “ECCO I BONIFICI, E’ TUTTO SUL MIO CONTO CORRENTE”

Accuse infondate. E’ questo, in sintesi, cio’ che ha voluto dimostrare il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, nel corso di una conferenza stampa nella quale ha chiarito alcune questioni che lo riguardano nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Pescara sulla presunta “rimborsopoli”. Tre le “comunicazioni di servizio” che ha voluto fare Chiodi.

Per quanto riguarda la vicenda del biglietto aereo della moglie “sarebbe bastato – ha detto – prendere in considerazione chi ha pagato il biglietto” e quindi visionare “l’ordine di bonifico sul mio conto corrente”, che Chiodi ha mostrato alla stampa e sara’ consegnato agli inquirenti.

La seconda comunicazione riguarda la contestazione di “spese di missioni in una serie di localita’ in cui mi sono recato ovviamente per fini istituzionali e documentabili”, ha detto, e su questo esiste un elenco di missioni, con i motivi che le hanno generate, a Nizza, a Capri, a Milano, Torino, a Verona e altro. Di tutti questi viaggi “e’ stata data informazione agli organi di stampa” di volta in volta e anche questo materiale di prova sara’ consegnato a “chi di dovere” ma Chiodi ha voluto mostrare tutto “fin da ora”.

La terza comunicazione di servizio di Chiodi riguarda la campagna elettorale. “Qualcuno – ha detto – sostiene che non e’ iniziata la campagna elettorale. Invece io dico che sono stati convocati i comizi quindi prendiamo atto che e’ iniziata la campagna elettorale.

Ed e’ cominciata con un atto che qualcuno potrebbe strumentalizzare e quindi in qualche modo inquinare i percorsi della campagna elettorale. Dico subito che se l’obiettivo dovesse essere di farci ritirare dalla competizione elettorale, sappiano tutti che il centrodestra non si ritira.

I nostri avversari, chiunque siano, sappiano che affronteremo la campagna elettorale a testa alta perche’ siamo persone per bene. Qualcuno potrebbe sostenere – queste le parole di Chiodi – che la politica oramai in Italia non serve piu’ e deve essere commissariata con vice sindaci e vice governatori o futuri vice governatori. Si sappia che noi lotteremo fino al 25 maggio, certi che ci devono giudicare i cittadini.

Se pensa, qualcuno, di strumentalizzare atti della magistratura, sappia che non ci ritireremo e ci devono ‘sterminare’, come evocato gia’ da qualcuno, ma non sara’ facile. Vorrei ancora credere, come ho sempre fatto, anche nella correttezza dell’operato della magistratura. Lo vedremo presto, lo vedremo il 4, che sara’ la cartina di tornasole”, ha aggiunto.

I PRIMI INTERROGATORI IL 4 E 12 FEBBRAIO

Sono state gia’ fissate due date, il 4 e il 12 febbraio, per gli interrogatori dei 25 amministratori della Regione Abruzzo finiti sotto inchiesta con le accuse, a vario titolo, di truffa ai danni dello Stato, peculato e falso ideologico. Da fonti della Procura si apprende che i primi ad essere ascoltati saranno il presidente Gianni Chiodi e i nove assessori.

Poi sara’ la volta dei 14 consiglieri. Dei 25 indagati diciannove sono di centrodestra, nove dell’opposizione. A condurre l’inchiesta sono i sostituti procuratori della Repubblica di Pescara Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli. In particolare dalle indagini dei carabinieri sono emerse una serie di irregolarita’ relative a presunte fatture alterate per ottenere rimborsi spesa in occasioni di viaggi istituzionali, alcuni dei quali non sarebbero neanche avvenuti. Ma ci sono anche presunte autocertificazioni false e un uso non appropriato della carta di credito della Regione non per fini istituzionali ma personali.

PD, CHIODI HA FALLITO ANCHE SU ETICA

“Chiodi ha fallito anche su etica e trasparenza. Siamo garantisti e non faremo come Chiodi, che sulle indagini che hanno coinvolto esponenti di altri partiti si e’ comportato sempre da sciacallo. Ora che invece le indagini lo coinvolgono direttamente, travolgendo la sua coalizione gia’ sconquassata da ben tre arresti di assessori senza che abbia mai sentito la necessita’ di dimettersi, non mutiamo atteggiamento, confidando sempre nel lavoro della magistratura, nei tempi rapidi delle indagini e negli strumenti consentiti alla difesa”. Lo afferma Silvio Paolucci, segretario regionale del Partito Democratico.

“Tuttavia, resta senz’altro l’amarezza nel vedere l’Abruzzo governato da chi si erge a paladino della legalita’ ed e’ invece al centro di un enorme deficit di trasparenza, etica, partecipazione – sottolinea Paolucci – ed e’ per questo che quando avremo chiuso la cupa stagione di questi 5 anni e mezzo di centrodestra, da giugno iniziera’ una nuova stagione di sobrieta’. Rimoduleremo le indennita’ dei consiglieri regionali usando come parametro i sindaci delle citta’ capoluogo e i costi veri dell’iniziativa politica dell’eletto regionale, e verra’ resa obbligatoria la rendicontazione immediata, trasparente, di ogni spesa. Lo dobbiamo ai cittadini e all’enorme crisi economica che stiamo vivendo”.

M5S, INDAGATI SI DIMETTANO

Prime reazioni politiche alla notizia degli avvisi di garanzia alla Regione Abruzzo. Il deputato del Movimento Cinque Stelle Gianluca Vacca parla di “una grave questione morale in Abruzzo, ovviamente bipartisan” e chiede le “dimissioni immediate, di tutti gli indagati, subito”.

“Dimissioni vere, non alla Cialente”, presentate e poi ritirate dopo lo scoppio dello scandalo su presunte tangenti per la ricostruzione post-terremoto. “L’Abruzzo – commenta Vacca – non puo’ essere umiliato continuamente da politici incapaci e coinvolti in vicende giudiziarie. Questa non era la giunta della trasparenza e della legalita’?”, si chiede Vacca.

“E’ per questo motivo – proseegue – che volevano governare a tutti i costi dopo la scadenza del mandato, perche’ sapevano della bufera giudiziaria in arrivo? Questa classe politica – osserva – non riesce a fare altro che avere guai con la giustizia”. Sollecitando le dimissioni degli indagati, aggiunge che dovrebbero rimanere “fuori dalla scena politica, insieme all’indagato candidato del centrosinistra Luciano D’Alfonso”, ex sindaco di Pescara. “Gli abruzzesi – conclude – meritano di meglio che candidati che alternano incontri elettorali a incontri con avvocati e appuntamenti in Procura”.

IL COMITATO 3&32: “DIMETTIAMOLO, DEVE SPARIRE DALLA VITA PUBBLICA ABRUZZESE”

Già nel settembre del 2011, durante lo Sciopero Generale indetto dalla CGL , fummo l unica voce a chiedere le dimissioni di Gianni Chiodi, allora anche vice commissario

alla ricostruzione. Andammo fin sotto casa sua a gridare: “Dall’ aquila con rabbia dimissioni!” Scrivevamo allora: “Non possiamo permetterci di assistere alla morte sociale del nostro territorio: la città non c’è, il lavoro non c’è, le case non ci sono, l’ospedale non c’è. Tutti gli sforzi sono concentrati a favore degli interessi delle cricche, nonchè a frenare una rinascita autentica e dal basso”.

Lo pensiamo tuttora. Oggi vogliamo ribadire con forza che deve sparire dalla vita politica e pubblica abruzzese. Tre assessori arrestati in cinque anni e, ora, più di venti tra assessori e consiglieri indagati. E’ l’ennesima dimostrazione del fatto che il problema non è relativo al singolo caso o alla “pecora nera”, ma ad un sistema di clientele e favori ormai consolidato ed accettato.

Noi, che pecore non siamo, lo abbiamo sempre denunciato, e per questo subiamo continuamente processi: per esempio, il 3 febbraio ci sarà la prima udienza per la manifestazione che organizzammo mentre Berlusconi, Chiodi e Cialente premiavano Bertolaso al Dicomac. Anche per questo ci sembra vergognoso che si permetta di parlare Franco Gabrielli, che di quel sistema è stato uno dei primi responsabili. Ma non è questo il punto.

Abbiamo l’obbligo di dimettere Chiodi soprattutto per le politiche che in questi anni ha intrapreso: nessuna attenzione alla ricostruzione del cratere (con annesso dirottamento di fondi); smantellamento scientifico del sistema sanitario; ripianamento del bilancio con i soldi dell’assicurazione sul sisma; tagli alla cultura e al welfare; aumento colpevole della disoccupazione.

Come nel gennaio 2011 pensiamo sia l’ora che, anche in Abruzzo, si costruisca un movimento di opposizione sociale che scenda in strada e chieda – ieri come oggi – le dimissioni di Gianni Chiodi, finora troppo sicuro di restare al suo posto senza problemi. Dimettiamolo definitivamente, prima che si dimetta da solo, per lanciarsi in una nuova ipocrita campagna elettorale. Basta giochi sulla nostra pelle.

MASCITELLI (IDV): “CONSIGLIO REGIONALE ABUSIVO E DELEGITTIMATO, NON CANDIDEREMO INDAGATI” 

«L’emergenza morale nella nostra regione è ormai diventata un cancro sistemico, altro che magistratura a orologeria come hanno dichiarato alcuni irresponsabili. Gli abruzzesi hanno finalmente capito perché Chiodi, con De Fanis prima e i rimborsi in regione ora, ha avuto paura che si votasse a scadenza naturale».

«Da questa vicenda, al di là dei fatti contestati, e di chiunque sia coinvolto, escono fuori una giunta e un consiglio regionale abusivi perché oltre la scadenza naturale e delegittimati perché privi di ogni residua credibilità».

E’ quanto ha dichiarato il segretario regionale dell’IdV Alfonso Mascitelli sull’ultimo scandalo che ha coinvolto la regione e sulla necessità che i partiti del centro sinistra affrontino in modo diverso la priorità della questione morale nel programma amministrativo delle prossime regionali.

« Nel nostro partito», conclude Mascitelli, «non candideremo indagati e al prossimo incontro con gli alleati porremo l’urgenza di un programma con iniziative concrete per spazzare definitivamente la mala politica».

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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