L’AQUILA – Restano in carcere i quattro cittadini romeni ritenuti responsabili dei furti alla gioielleria “Sarni Oro” del centro commerciale “Globo” dello scorso 4 novembre ed “Oro e Argento” del centro commerciale “Quattro Cantoni” del 15 novembre scorso.
I militari del N.O.R.M. della Compagnia di L’Aquila unitamente a quelli della Compagnia di Frascati, hanno infatti notificato ad O.V.. classe 79, P.A., classe 94, I.A.M., classe 85 e A.N., classe 80 le ordinanze che dispongono la custodia cautelare in carcere a firma del GIP presso il Tribunale di L’Aquila, Dott. Marco Billi, emesse su richiesta del P.M. Dott. David Mancini.
L’arresto scaturisce da un indagine avviata dai Carabinieri del NORM di Frascati volta a perseguire una associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione di giovani ragazze di provenienza Est Europea, messe a lavorare sulle strade della periferia Sud-Est di Roma da una banda di Romeni dediti anche a reati di matrice predatoria. Le intercettazioni telefoniche infatti hanno consentito di accertare che le ragazze avviate al meretricio venivano vendute ed acquistate tra gli appartenenti alla banda in cambio, oltre che di denaro, anche di gioielli ed orologi, tutti puntualmente risultati provento di furto.
In particolare l’ascolto delle conversazioni telefoniche avviate a pochissimi giorni di distanza dalla consumazione dei due furti, quello alla Gioielleria “Sarni Oro” che aveva fruttato un bottino di 140.000 euro e quello ai danni di “Oro e Argento” che aveva fruttato una refurtiva di 56.000 euro, ha consentito agli inquirenti di risalire alla paternità dei furti. Gli indagati infatti, facevano chiari riferimenti ai raid eseguiti a L’Aquila ed alla refurtiva asportata, che poi utilizzavano per “comperare” ragazze da avviare sulla strada. Sono stati di conseguenza analizzati i tabulati del traffico sulle celle telefoniche che agganciavano gli apparecchi utilizzati dai ladri in occasione dei furti consumati in città che hanno consentito di localizzarli con matematica certezza nel territorio cittadino in occasione della consumazione dei reati. A rafforzare ancora di più la tesi degli investigatori il risultato della comparazione del DNA di uno degli arrestati con alcuni campioni di sangue che erano stati repertati dai Militari de L’Aquila sulla scena del crimine. Infatti uno dei malfattori, dopo aver utilizzato la sega circolare a scoppio si era tagliato con la saracinesca della gioielleria “Sarni Oro”, rimanendo in tal modo incontrovertibilmente inchiodato alle proprie responsabilità.
Il GIP di L’Aquila, accogliendo pienamente le risultanze investigative, ha emanato una nuova misura restrittiva che ha consentito di assicurare alla giustizia i malfattori.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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