L’AQUILA – Numerosi appuntamenti e tantissimo pubblico nella terza giornata del Salone dei Prodotti Tipici dei Parchi d’Italia, che si è aperta con il convegno #tipicindigitale – il web per competere nel mondo globale. Un momento di riflessione sulle potenzialità della comunicazione digitale (internet e social network), quale strumento di promozione e di marketing soprattutto per i prodotti di nicchia che spesso faticano a conquistare visibilità sul mercato. L’assunto di fondo, comune a tutti i relatori, è stata necessità di una maggiore alfabetizzazione digitale, base da cui la comunicazione del prodotto deve partire.

Uno svantaggio che si può e si deve vincere, ha precisato Luca Defino, esperto di comunicazione social: “Attraverso i social media si tessono relazioni, si arriva ad un pubblico che non c’è fisicamente, ma che esiste. Il web è una piazza virtuale dove la quantità conta per avere qualità. Attraverso i social è possibile strutturare la comunicazione, intercettare quella davvero adeguata alle proprie esigenze, questo attraverso l’attività di storytelling, relazione, monitoraggio e misurazione che il mezzo rende possibile”.

Coordinatore del dibattito Oscar Buonamano, che ha messo a frutto la sua esperienza “social” per Fabbrica della Conoscenza. “Il web può essere un supporto all’attività delle produzioni di nicchia? – ha chiesto, la risposta ottenuta è positiva – Perché la rete consente, con dei costi contenuti, di andare sul mercato, di far conoscere il proprio prodotto, ma è efficace quando se ne conoscono dinamiche e potenzialità”.

Ne è convinto Domenico Sturabotti, direttore della Fondazione Symbola. “Obiettivo della Fondazione, fin dalla sua nascita, è stato quello di raccontare l’altra faccia della medaglia, quanto c’è di buono e di talentuoso in Italia – ha detto – Dobbiamo passare dalla fase del saper fare a quella del far sapere. In questo, le tecnologie ci vengono incontro. Recenti ricerche dicono che nel 2016 oltre 3 miliardi di persone utilizzeranno internet. Un altro dato che ci ha sorpreso è che dal 2012 al 2013 sono aumentati i clic su tutto ciò che rimanda o ruota intorno al “Made in Italy” (moda, food, arredo casa). Di contro, più del 20% delle aziende di tali settori non possiede un computer. Per colmare questo gap abbiamo cercato di capire quali sono i limiti di questo processo legato alla digitalizzazione. È di fatto un problema culturale. La gente continua a ritenere complicato accedere a queste tecnologie. Con Google abbiamo in progetto di avviare un road show nazionale che toccherà le principali località del Paese, per svolgere un’azione di alfabetizzazione digitale e rendere questo universo più accessibile”.

Tutto questo perché parlare di internet e di social network significa parlare di una realtà che è più reale del reale. In cui ha importanza non solo quello che si fa ma come lo si racconta, come ha dimostrato Patrizia Molomo, food blogger e socio fondatore dell’AIFB (Associazione Italiana Food Blogger). “Al momento abbiamo 150 iscritti, i blogger in Italia sono oltre 3.000, siamo ancora una realtà molto piccola ma vediamo una risposta molto sollecita e interessata. L’associazione è nata per essere uno strumento che potesse dare un’identità più chiara alla nostra categoria. Non siamo giornalisti ma scriviamo sull’enogastronomia, non siamo fotografi ma fotografiamo le pietanze e i piatti, non siamo cuochi ma molti di noi sanno cucinare molto bene. Cerchiamo di fornire contenuti, competenze e opportunità ai nostri associati. Punto di forza è la presenza fisica sul territorio agro-alimentare che si racconta. Scopo dell’associazione è far crescere questa figura”. “Scrivere di cibo non è solo scrivere la ricetta, ma descrivere un prodotto, raccontare le persone e il loro rapporto con il cibo e con il proprio territorio – ha aggiunto Marina Bogdanovic, anch’essa socio fondatore e consigliere AIFB – Ciascuno di noi fa una propria piccola rivoluzione attraverso il cibo”.

Una filosofia a km zero che sposa uno degli aspetti del Salone, quello legato alla territorialità. Il web in più offre la capacità di fare sistema con il territorio, mettere in rete velocemente le varie aziende, in modo che l’aggregazione lo renda più accessibile. Farlo è possibile, come ha dimostrato Domenico SturabottiCon il Parco Nazionale del Pollino  abbiamo sviluppato un progetto di comunicazione e promozione territoriale a partire dalle persone che vi operano. Una mappa anche delle attività che esprime: le persone sono divenute testimonial, ci hanno messo letteralmente la faccia, facendo da portavoce delle eccellenze e delle peculiarità del Pollino. Per il Salone di potrebbe fare lo stesso, rendendo testimonial i produttori e gli imprenditori che hanno aderito”.

La terza giornata prosegue con show cooking, laboratori del gusto, degustazioni di vini e di oli e la grande performance dello chef William Zonfa che parlerà di soggettività e sensibilità di una cucina. Una vera e propria lezione teorico-didattica che cercherà di dimostrare come riuscire a dare soggettività a un piatto significhi promuovere un territorio.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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