L’AQUILA  –  10 persone su 50 non sanno cos’è il sale iodato (che si può comprare al supermercato) e non proteggono quindi la propria tiroide dal rischio di malattie. E’ il singolare dato emerso dallo screening effettuato all’ospedale S. Salvatore di L’Aquila dal servizio Endocrinologia diretto dal dr. Giuliano Mariani su un campione di  50 soggetti. Il fatto che il 20% dei soggetti –  esaminati dal 19 al 23 maggio scorso a fini di prevenzione, in occasione della settimana mondiale della tiroide – ignori l’esistenza e gli effetti salutari del sale iodato sulla tiroide, ribadisce la necessità di schiacciare sempre più l’acceleratore sulla prevenzione.

Assumere sale iodato nell’alimentazione (al posto di quello comunemente usato a tavola), costituisce infatti, in ambienti di montagna come quello di L’Aquila, una forma di iodoprofilassi, cioè di prevenzione contro l’insorgenza nel corso degli anni di eventuali  malattie della tiroide. A maggior ragione se si considera che nel territorio aquilano, rispetto alla media nazionale, registra un’incidenza maggiore del 10% per questo tipo di malattie. La tiroide si alimenta di iodio e, se non funziona a dovere, può causare patologie gravi. In compenso, il restante 80% delle persone esaminate nello screening non solo conosce il sale iodato ma lo assume da un tempo medio di oltre 9 anni. Ciò significa che, per una parte della popolazione, la prevenzione condotta negli anni precedenti ha fatto centro.

Lo screening di endocrinologia era riservato solo a coloro che non si erano mai sottoposti in precedenza a controlli: nessun  caso di malattia tra i 50 esaminati.  Il 54% è andato agli accertamenti  (gratuiti) in ospedale solo per il desiderio di conoscere le proprie condizioni di salute; quindi, pur non  avendo sintomi o malattie. Dato importante: la prevalenza nel test di persone tra i 20 e i 40 anni (tra 24%-28%).  Un’altra fetta del campione (32%)  è andata al controllo perché ha familiari o parenti con malattie alla ghiandola. 2 i soggetti oltre il 70 anni e anche bambini (6,5%).

Dei 50 passati al setaccio da endocrinologia (con visite ed ecografie) il 30% è arrivato da fuori regione, nella quasi totalità dalla provincia di Rieti.

Presenze boom delle donne. L’affluenza della quota ‘rosa’ è stata altissima, a conferma che le specifiche malattie riguardano in prevalenza il sesso debole. Il 67% delle donne del campione equivale a ben 33 persone, ben oltre la metà.

“Il nostro screening”, dichiara il dr. Mariani, “ci offre due riflessioni si segno diverso. La prima: è confortante che l’80% assuma sale iodato da 9 anni; la seconda, che indica la necessità di colmare una lacuna, è che il 20% non sappia neppure cos’è questo prodotto. Per quest’ultimo aspetto si dovrà continuare a lavorare per raggiungere l’obiettivo del 100%”

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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