Mi chiamo Alessio (nome di fantasia), ho 23 anni e sono gay. Lo sono solo qui, a L’Aquila, città dove vivo per frequentare l’Università, quando torno a casa sono Ale, semplicemente ‘Ale, lo strano….’.
A nessuno piace essere definito omosessuale e comprendo quelli che ancora si nascondono, sia uomini che donne, temendo una sciagura personale o professionale qualora si sapesse della propria tendenza sessuale. A L’Aquila sono me stesso. Smalto alle unghie, chiacchierone, sorridente e disinvolto. L’ambiente universitario ti permette di osare, fai anche un po’ tendenza se vogliamo. Alcuni si avvicinano a te per conosce un mondo diverso, altri solo per prenderti in giro, qualcuno perché in te trova anche un po’ di sé represso. Comunque non resti solo….come lo sei a casa dove smalto e tono di voce devono cambiare. Dove la mamma ti chiede: “Hai conosciuto qualche ragazza che ti piace a L’Aquila” e nonostante sa – la mamma non può non sapere – cerca di convincersi che presto quell’influenza passerà e potrà programmare matrimonio e nipotini.
Mi sono accorto che sino a poco tempo fa omosessualità significava essenzialmente strappare una confessione, dovevamo renderci visibili per essere ‘aiutati’. Oggi tanto più parliamo di noi tanto più veniamo elogiati e stimati per la nostra franchezza tanto che anche i professori, pur di non discriminare il ‘diverso’, ti offrono anche un caffè!
L’aquila è una città amica, una città con pochi pregiudizi. Forse dipende da me, dal mio essere naturale e vero ma qui non mi sono mai sentito ‘il gay’ ma sempre Alessio. La cultura di questa città mi piace, forse dietro sparleranno, non lo so ma mi hanno accolto sempre come l’universitario con lo smalto…. Qualcuno potrebbe pensare che dietro questa esuberanza omosessuale ci sia una voglia di ostentare ma non è così, c’è solo la voglia di essere. E qui io posso essere me stesso. Alessio, l’universitario gay.