L’AQUILA – “Il colloquio telefonico è tempo di cura” dichiara il dottor Maurizio Ortu Presidente dell’ordine dei medici riguardo alcune segnalazioni fatte sul seguitissimo gruppo Facebook “Mamme Aquilane” circa le mancate visite domiciliari di alcuni pediatri anche per bambini affetti da febbre elevata dando terapie da “remoto” o chiedendo di andare in ambulatorio.
“Segnalazioni ufficiali circa queste mancanze” prosegue il dottor Ortu “nulla è stato depositato presso il nostro ordine, che di fatto non può perseguire colleghi che non avrebbero rispettato il contratto di lavoro o il codice deontologico”.
“Tengo a precisare che la scuola di specializzazione in Pediatria dell’Aquila ha una storia importante riconosciuta anche oltre i confini della nostra regione”.
“Non posso altresì escludere – conclude il presidente dell’ordine – che qualche episodio possa essere accaduto ma, ripeto, senza segnalazioni ufficiali non possiamo agire d’ufficio oppure perseguire l’intera categoria”
A riguardo abbiamo ascoltato anche la Dott.ssa Marisa D’Andrea, referente dei pediatri per l’ordine dei medici che ci spiega come quello del pediatra sia un mestiere difficile e delicato dove i pazienti sono piccoli, fanno fatica a spiegarti ed i loro genitori cercano rassicurazioni, a volte hanno più paura dei bambini ma non possono darlo a vedere, vorrebbero sostituirsi ai loro figli, spesso addirittura azzardano diagnosi più o meno improbabili.
“La fotografia venuta fuori dal sondaggio fatto ieri mi ha scosso molto e anche rattristato – dice la dottoressa D’Andrea – le cito l’articolo 41 del 2022 che al comma 6 recita che il pediatra è tenuto a fare visite a domicilio, ma a sua discrezione; il medico è obbligato solo quando le condizioni cliniche non consentono la trasferibilità dell’ammalato e il pediatra va a domicilio solo se lo ritiene necessario in scienza e coscienza, soprattutto assumendosi la responsabilità dei propri atti”.
Ci sono genitori che chiamano il pediatra ogni tre giorni per due linee di febbre, chi li tartassa per i pidocchi e chi va in ansia per il primo raffreddore del neonato. Non è facile fare i genitori, veder soffrire il proprio bambino, anche per una semplice influenza, è qualcosa che si fa quasi fatica ad accettare ma non è facile neanche fare il medico. “Ricordiamoci che il pediatra si sceglie – prosegue la Dott.ssa Marisa D’Andrea – deve essere di fiducia ed è sempre disponibile ad interagire con il genitore. La preoccupazione per la febbre alta è spesso eccessiva e, in momenti di massima concentrazione di forme influenzali come questo, diventa difficile per noi seguire tutti. In questa città si cerca spesso il nemico ma non si può rischiare di perder la fiducia verso una categoria che svolge un mestiere così delicato, complesso e fondamentale per la salute dei bambini. Ho letto che alcune mamme non chiamano neanche più il proprio medico pediatra e mi sembra assurdo. Il professionista non deve essere interpellato solo per la febbre e il raffreddore, noi facciamo bilanci di salute, misuriamo la pressione, verifichiamo eventuali problemi alla colonna vertebrale, ai piedi controlli questi fondamentali per non incorrere in malattie invalidanti in età adulta tutto ciò per “consegnare” al medico di famiglia un adulto in perfetta salute”