L’AQUILA -Nei primi due mesi del 2011 nella provincia dell’Aquila c’è stato un aumento del 482,5% delle ore di cassa integrazione ordinaria rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A rivelarlo è la CGIL, che in una conferenza stampa convocata stamane dal segretario provinciale Umberto Trasatti ha descritto un quadro generale molto preoccupante. “Le cifre a nostra disposizione ci dicono che, per quanto riguarda il comparto economico e il lavoro, siamo di fronte a una situazione drammatica. Per questi settori è stato fatto davvero poco, se non nulla. Il Governo e il Commissario continuano a ripetere che i soldi ci sono; ma se ciò è vero, perché non vengono spesi? In questi due anni abbiamo ascoltato di tutto: analisi, progetti, promesse. E’ giunta l’ora di passare a fatti e provvedimenti concreti. Come CGIL abbiamo avanzato diverse proposte. Ricordo che il documento presentato al commissario Chiodi dal comitato attività produttive per lo sviluppo e l’occupazione nell’area del sisma – comitato di cui fanno parte tutti i sindacati e tutte le più importanti associazioni di categoria, compresa Confindustria – è rimasto lettera morta. In quel documento c’erano elenchi e descrizioni analitiche delle singole proposte, tra cui ad esempio c’era il finanziamento dei contratti di programma. Ad oggiAggiungi un appuntamento per oggi dal commissario non abbiamo ricevuto ancora nessuna risposta”.
Quel che colpisce, nella tabelle con cifre e percentuali fornite dalla CGIL, sono soprattutto i settori in cui si sono concentrate le ore di cassa integrazione. E’ l’industria, ossia il comparto senza la cui forza trainante è difficile immaginare qualunque tipo di ripresa, il settore più in sofferenza, con un aumento del 2.427,9% della cassa integrazione in deroga in tutta la provincia dell’Aquila. Una provincia che già prima del terremoto era in piena crisi e che ora rischia di essere letteralmente desertificata a causa delle conseguenze del sisma. Basti pensare che, in questo inizio anno, dei 4 milioni e 327 mila ore di cassa integrazione autorizzate in tutta la regione, ben 1 milione e 692 mila riguardano la sola provincia aquilana.