L’AQUILA – La musica sparata a tutto volume dagli altoparlanti montati all’esterno di uno dei pochi bar aperti rimbomba per tutta piazza Duomo e anche oltre. La città è deserta, circolano poche persone. La musica sembra essere un segnale, quasi un richiamo. Il locale infatti è un po’ fuori mano rispetto al corso dove passeggiano i rari visitatori: “Pochi si spingono fin qui” ci dice la proprietaria “Abbiamo riaperto da meno di un anno ma al prezzo di enormi sacrifici. Solo nel week end c’è un po’ più di gente ma durante la settimana è dura”. Ci spostiamo di qualche metro e anche il proprietario di uno dei bar più antichi e rinomati del centro ci dà un’analisi che non lascia molto spazio all’ottimismo: “All’inizio, subito dopo la riapertura, le cose sono andate bene, almeno per un po’. Poi però l’afflusso di clienti è andato scemando di giorno in giorno e oggi soffriamo molto. Di operai se ne vedono pochi e anche i turisti diminuiscono. In più abbiamo difficoltà, ad esempio per le operazioni di carico e scarico della merce, legate al fatto che per venire fin qua bisogna superare un posto di blocco. Bisogna fare qualcosa, riportare gli aquilani in centro, organizzando magari un servizio navette e riaprendo qualche ufficio pubblico”. Scarsi clienti, affari stagnanti e prospettive per il futuro incerte. Sono queste le paure che attanagliano quei pochi commercianti che hanno deciso di riaprire la propria attività nella zona rossa. E anche chi non si lamenta è consapevole del fatto che le singole iniziative possono ben poco se non ripartirà al più presto la ricostruzione e non si penseranno dei programmi per incentivare e incoraggiare gli aquilani a tornare per le vie della città.